Prabir Purkayastha – RICORDANDO UN GRANDE CROCIATO DELLA SCIENZA – RICHARD LEWONTIN

Traduciamo dall’inglese e pubblichiamo un articolo di Prabir Purkayastha, apparso sul sito socialistproject.ca, in memoria del biologo e genetista Richard Lewontin.

In un’epoca in cui, a livello ideologico, non solo la scienza viene rifiutata per gettarsi nelle braccia della superstizione, religiosa o laica, ma in cui persino chi si richiama al marxismo spesso non riesce a distinguere tra la scienza borghese asservita al profitto ed il metodo scientifico, che fu il prezioso prodotto dell’ascesa della borghesia nella sua fase “eroica” e che essa ormai è disinteressata ad impiegare conseguentemente, vogliamo ricordare un grande scienziato che con le sue penetranti analisi e la sua indubbia capacità divulgativa ha fornito numerose armi all’arsenale teorico di chi si pone come obiettivo l’abbattimento della decadente società capitalista. Richard Lewontin è stato un biologo, un materialista ed un dialettico, capace, insieme a Stephen Jay Gould di demolire i concetti di razza e di intelligenza; capace di demistificare la natura classista del riduzionismo biologico e della sua pretesa scientificità, tutta volta a giustificare il privilegio sociale e la discriminazione razziale e di genere; capace di evidenziare i limiti di una scienza vincolata dalle leggi del mercato e dalle divisioni di una società classista; capace di ricondurre sulla terra i sogni romantici e reazionari di certa ideologia ambientalista borghese.

Più del suo personale impegno militante, o delle sue specifiche prese di posizione politiche – che non conosciamo approfonditamente ma dalle quali può separarci una certa distanza – ci sono cari il suo rigore scientifico, la sua esigenza di non svilire il momento teorico in favore della contingenza, e il suo eccellente impiego del metodo dialettico, che così tanto ha saputo dare alla scienza, persino a quella borghese costretta a negarne il valore.

Nella sua breve ma densa antologia di relazioni radiofoniche, apparsa in italiano con il titolo “Biologia come ideologia” (Bollati Boringhieri, Torino, 2010, p. 90), Lewontin ha scritto:

“Gli esseri umani hanno una proprietà unica che non è condivisa dagli altri organismi: non si tratta della capacità di distruggere, bensì della capacità di saper pianificare i cambiamenti che avverranno nel mondo. Essi non possono arrestare il cambiamento del mondo, ma, con un’adeguata organizzazione sociale, possono orientare quei cambiamenti in una direzione più vantaggiosa e così, forse, anche rimandare la loro estinzione di alcune centinaia di migliaia di anni.”

Prendiamo queste parole come un incentivo, da parte di un combattente che ci ha lasciati, a proseguire nella grande battaglia per la sola organizzazione sociale capace di rinviare il nostro appuntamento con l’estinzione.


Il 4 luglio, Richard Lewontin, il biologo dialettico, marxista e attivista, è morto all’età di 92 anni, solo tre giorni dopo la morte di quella che è stata sua moglie per più di 70 anni, Mary Jane. Lewontin è stato uno dei fondatori della biologia moderna che hanno riunito le tre diverse discipline – statistica, biologia molecolare e biologia evolutiva – che oggi la contraddistinguono. Nel fare ciò, non solo ha combattuto il bieco razzismo mascherato da scienza, ma ha anche contribuito a fare luce su ciò che la scienza è veramente. In questo senso, egli appartiene al raro gruppo di scienziati che si trovano a loro agio sia in laboratorio che quando discutono di scienza e ideologia a livello filosofico. Lewontin è un esponente popolare di ciò che la scienza è e, più pertinentemente, di ciò che essa non è.

Lewontin si è sempre richiamato al significato dell’essere radicale: tornare ai fondamenti nel derivare un punto di vista. Questo metodo è importante perché rispetto ai più pigri modi di legare le posizioni a determinati punti di vista di classe, rende l’indagine radicale un potente strumento nella scienza. Qual è la relazione tra i geni e la razza, la classe o il genere? La superiorità sociale deriva da geni superiori o da differenze biologiche tra i sessi? Come marxista e attivista, Lewontin credeva che si dovesse lottare su due livelli: da un lato demistificare gli stereotipi di classe, di razza e genere come riflessi dei rapporti di potere all’interno della società, e dall’altro, a livello della scienza radicale, ovvero a partire dai fondamenti della teoria e dei dati scientifici.

Derazzializzando la biologia

Richard Lewontin e il genetista delle popolazioni ed ecologo matematico Richard Levins (1930 – 2016) condividevano la passione per la biologia, per l’attivismo sociale e per il marxismo. Non molti sanno che il caro amico di Lewontin, il paleontologo, biologo evoluzionista e scrittore di scienze popolari Stephen Jay Gould, era a sua volta un marxista. Tutti e tre hanno combattuto per tutta la vita una battaglia contro la razzializzazione della biologia e, più tardi, contro la sociobiologia, che cercava di “spiegare” ogni fenomeno sociale come derivato dai nostri geni. I biologi evoluzionisti E.O. Wilson e Richard Dawkins – e molti altri con loro – credevano che gli esseri umani fossero programmati in modo che la società esprimesse semplicemente ciò che è già incorporato nei nostri geni. Ai loro occhi, le razze bianche sono superiori a causa della loro superiorità genetica; così come i ricchi. In India, esiste anche una teoria genetica delle caste per spiegare le presunte differenze tra i gruppi di casta. E finché esisteranno differenze significative tra gruppi di persone – basate su classe, razza, sesso o casta – verranno offerte “spiegazioni” biologiche di queste differenze.

Uno dei lavori pionieristici di Lewontin fu quello di scoprire quanta diversità genetica esiste all’interno delle specie. Questo avvenne in un momento storico in cui non sapevamo ancora quanti geni possedessero gli esseri umani. L’ipotesi ispirata di Lewontin era di 20.000, una quantità assai minore di quella che la maggior parte dei biologi pensava allora e notevolmente vicina a quella attualmente nota (20.000-25.000 geni umani codificanti le proteine). La maggior parte dei biologi allora credeva anche che le razze avessero differenze biologiche significative, il che era una delle ragioni per cui pensavano che ci fosse un numero molto più grande di geni portatori di tratti diversi. Lewontin e il genetista John Hubby usarono una tecnica, l’elettroforesi del gel proteico, sviluppata da Hubby, per quantificare la diversità genetica nei moscerini della frutta. A quel tempo, i moscerini della frutta erano il bersaglio preferito per testare le teorie genetiche in laboratorio.

Questo esercizio pionieristico collegò l’evoluzione a livello di specie ai cambiamenti a livello molecolare – una pietra fondativa per il campo dell’evoluzione molecolare – usando metodi statistici. Il risultato fu sorprendente. Contrariamente a ciò che la maggior parte dei biologi credeva, l’esercizio mostrò una sorprendente quantità di diversità genetica all’interno di una data popolazione e inoltre rivelò che l’evoluzione conduceva a popolazioni stabili e diverse all’interno di una specie. In seguito, Lewontin applicò questo metodo sui gruppi sanguigni umani, per dimostrare che il risultato della diversità genetica stabile era vero anche per gli esseri umani. L’altro risultato dello studio sui gruppi sanguigni umani fu la dimostrazione che l’85,4% della diversità genetica negli esseri umani si trovava all’interno di una popolazione, e solo il 6,3% tra le “razze”. La razza non era dunque un costrutto biologico ma sociale.

Lewontin è stato co-autore insieme a Stephen Jay Gould di un documento su come l’evoluzione non sia diretta a sviluppare ogni caratteristica che vediamo oggi in un organismo, ma sia anche il risultato di diramazioni accidentali che accompagnano uno specifico cambiamento genetico che si verifica a causa della pressione evolutiva. Gould e Lewontin l’hanno paragonato ai pennacchi in architettura. Quando un arco viene ricavato da un muro rettangolare (ad esempio, una porta), la parte triangolare lasciata tra l’arco e il muro è chiamata pennacchio. Questo è anche ciò che accade quando le cupole poggiano su strutture rettangolari. Che questi pennacchi siano poi scolpiti e decorati non è la ragione della loro esistenza, ma una volta creati, possono essere utilizzati per altri scopi. Allo stesso modo, nelle specie, la natura fa uso di propaggini accidentali di un cambiamento evolutivo, proprio come chi ha costruito archi o cupole fa con i pennacchi.

Popolarizzando la scienza

Ciò che distingueva gli scritti popolari e scientifici di Lewontin era la sua capacità di collegare le più ampie questioni della scienza alla società e la sua critica alla brutale interpretazione riduzionista della biologia. La chiamava la fallacia cartesiana: se possiamo scomporre le parti di un tutto nelle sue parti costitutive e trovare le leggi delle parti, possiamo poi assemblare il tutto e comprenderlo pienamente. Naturalmente, questo punto di vista cartesiano non è più praticabile nemmeno in fisica, figuriamoci per spiegare la chimica dalla fisica, la biologia dalla chimica (organica), o la società dalla biologia.

Perché allora, questa visione ricorre in particolare nell’interpretazione delle disuguaglianze nella società? Lewontin ha rintracciato questo reiterato tentativo di dare spiegazioni biologiche alla disuguaglianza alle profonde disuguaglianze strutturali all’interno della società. Da questa idra sorgeranno sempre nuove teste finché esisteranno disuguaglianze strutturali nella società. Questa è stata la battaglia che lui e i suoi stretti colleghi hanno combattuto contro il razzismo, contro la fallacia nel dare credito ai test del QI, e contro la sociobiologia, che cercava spiegazioni per tutte le disuguaglianze sociali nella biologia, affermando quindi che le disuguaglianze erano preprogrammate nei nostri geni.

Questa fu la battaglia che portò avanti per tutta la sua vita non solo nel suo campo specifico della biologia, ma anche nel più ampio territorio delle scienze. La sua lotta ideologica contro il razzismo, il classismo e l’imperialismo non era separata dalla sua scienza. La vedeva come una lotta quotidiana sia all’interno delle scienze così come al di fuori di esse, da combattere ad entrambi i livelli: a livello della società così come a livello della scienza. Non si limitava a sostenere che la razza era un modo sbagliato di guardare alle differenze sociali, ma lo dimostrava con dati sperimentali concreti e forniva un quadro teorico per spiegare quelle evidenze. Questa era la sua integrità come scienziato e come attivista sociale.

Alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, un gran numero di scienziati progressisti negli Stati Uniti si riunirono per formare un’organizzazione chiamata Science for the People. È stata ravvivata di recente. L’organizzazione era un riflesso dei movimenti antirazzisti e contro la guerra negli Stati Uniti di quel tempo. Le loro discussioni su scienza e società erano parallele a ciò che gli attivisti scientifici e sociali stavano sperimentando in India e che portò al movimento della scienza del popolo, e alla formazione dell’All India People’s Science Network. Negli Stati Uniti, Science for the People decise di diventare più un movimento all’interno della comunità scientifica, mentre il movimento in India decise di dover essere un movimento popolare più ampio, non solo sui temi della scienza e della società, ma anche costruendo una temperie scientifica nella società.

Il recente film di Netflix “The Trial of the Chicago 7” ha tratteggiato la lotta degli anni ’60 contro la guerra del Vietnam. Bobby Seale, un cofondatore delle Pantere Nere, fu uno degli imputati nel processo intentato dal governo degli Stati Uniti con “accuse di cospirazione relative alle proteste contro la guerra del Vietnam a Chicago, Illinois, durante la Convention Nazionale Democratica del 1968.” (Un film molto migliore è il vecchio film della HBO “Conspiracy: The Trial of the Chicago 8”). Durante il processo, la polizia di Chicago assassinò Fred Hampton, un importante leader delle Pantere Nere che stava collaborando nella difesa di Bobby Seale. Lascerò che Lewontin e il suo stretto compagno Levins, co-autori di Biology Under the Influence, ci dicano con le loro stesse parole come si sono relazionati a questi movimenti:

“Siamo stati anche attivisti politici e compagni in Science for the People; Science for Vietnam; la New University Conference; e nelle lotte contro il determinismo biologico e il razzismo ‘scientifico’, contro il creazionismo, e nel sostegno al movimento studentesco e al movimento contro la guerra. Il giorno in cui la polizia di Chicago ha assassinato il leader delle Pantere Nere Fred Hampton, siamo andati insieme nella sua camera da letto ancora insanguinata e abbiamo visto i libri sul suo comodino: è stato ucciso per la sua militanza riflessiva e indagatrice. Il nostro attivismo ci ricorda costantemente la necessità di mettere in relazione la teoria con i problemi del mondo reale e l’importanza della critica teorica. Nei movimenti politici dobbiamo spesso difendere l’importanza della teoria come protezione dall’essere sopraffatti dall’urgenza del bisogno momentaneo e circoscritto, mentre nel mondo accademico dobbiamo ancora sostenere che per gli affamati il diritto al cibo non è un problema filosofico”.

Biology Under the Influence, una raccolta di saggi di Levins e Lewontin pubblicata nel 2007, fu dedicata a cinque cubani – i Cuban Five – che si erano infiltrati in gruppi terroristici cubano-americani a Miami, attivamente sostenuti dalle agenzie statunitensi. Stavano allora scontando lunghe pene detentive negli Stati Uniti.

Lewontin e Levins erano entrambi marxisti e attivisti e combatterono per tutta la vita una battaglia contro il razzismo, l’imperialismo e l’oppressione capitalista. Hanno portato il loro marxismo nella biologia e nelle più grandi questioni filosofiche ad essa inerenti. Hanno dedicato il loro libro del 1985, The Dialectical Biologist, a Frederich Engels, “che ha sbagliato molto spesso, ma che ha avuto ragione là dove contava”. Questo vale anche per Lewontin, che ha avuto ragione di razza, classe e genetica là dove contava.


Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con Newsclick e Globetrotter, un progetto dell’Independent Media Institute.

Prabir Purkayastha è l’editore fondatore di Newsclick.in, una piattaforma di media digitali. È un attivista per la scienza e per il Movimento del Software Libero.

Traduzione di Rostrum (26 agosto 2021)

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