Onorato Damen – IL FASCISMO È IL CANE DA GUARDIA DELLA PROPRIETÀ

«La Camera attribuisce a tutta la politica del Governo la responsabilità di aver ricacciato il proletariato industriale ed agricolo in una condizione di fame e di schiavitù».
Questo era l’ordine del giorno presentato da Onorato Damen, esponente del gruppo parlamentare del PCd’I, l’11 marzo 1925. È evidente che un simile ordine del giorno – con il fascismo giunto ormai stabilmente al potere e prossimo a definire compiutamente il proprio regime con un assetto istituzionale e con provvedimenti che avrebbero sancito l’abbandono delle forme e dei retaggi dello Stato liberale – non aveva una funzione all’interno degli ingranaggi della manovra parlamentare, volta ad agire sulle leve del potere di classe di cui l’organo legislativo è parte integrante. È lo stesso Damen ad esplicitarlo con una formula con cui si riassume in maniera efficacissima, cristallina, il senso dell’utilizzo rivoluzionario, proletario, della tribuna parlamentare. Utilizzare il piano, la visibilità delle istituzioni e degli ambiti di confronto della borghesia per dare risalto ad un elemento estraneo a questa politica, per conferire ulteriore forza al ruolo di guida, di educatore delle masse proletarie proprio del partito, dell’avanguardia di classe. Un utilizzo che contiene intrinsecamente anche un cambio di linguaggio, di strumentazione, di sostanza del discorso politico. «Noi comunisti ci serviamo invece dello espediente quasi serio dell’attività parlamentare per approfondire con analisi seria, fredda, obiettiva lo studio dei fenomeni che sorgono dallo sviluppo del sistema capitalistico e per dire rudemente al paese tutto il nostro pensiero, che è la somma della nostra stessa esperienza; la esperienza del proletariato italiano».
Questo salto di qualità è possibile perché quello che prende forma nell’aula parlamentare non è più un passaggio all’interno della trama di scontri, compromessi, accordi della politica borghese, delle forze che tale politica sono chiamate ad incarnare nelle sedi istituzionali preposte a questo compito. Non è neppure un messaggio rivolto al bacino elettorale, lungo le necessarie linee di una retorica che deve occultare l’effettivo spartito democratico tracciato dalle frazioni borghesi, dalle varie componenti della classe dominante. È un momento del dialogo, del nesso, del legame dialettico tra soggettività politica proletaria e la propria classe di riferimento. Per questo può essere «analisi seria, fredda, obiettiva», sintesi dell’«esperienza del proletariato italiano». Solo al partito della classe rivoluzionaria, al partito della classe che può esprimere una politica consapevolmente e coerentemente anti-parlamentare – perché può arrivare alla salda comprensione della funzione reale, storica, di classe, delle istituzioni democratiche – è dato questo utilizzo della tribuna parlamentare.
In un tornante essenziale della parabola del fascismo, come specifica forma di organizzazione politica della dominazione capitalistica, l’intervento del dirigente comunista indica in maniera esemplare il tracciato di un’autonomia politica di classe che deriva dalla comprensione della natura delle varie espressioni politiche della borghesia nelle forme storiche, nelle concrete e presenti declinazioni che assumono. Ricondurre il fenomeno fascista all’accelerazione capitalistica, alla maturazione della dimensione imperialistica del confronto internazionale (processo che ha prima prodotto, in stretta connessione con la seguente manifestazione della forma fascista, la formula della guerra imperialista spacciata per «guerra rivoluzionaria»), con la conseguente facoltà di negarne la natura di evento “straordinario”, terribilmente inspiegabile nella sua genesi e nei suoi caratteri, è possibile perché è la complessiva dinamica capitalistica ad essere colta e analizzata. Dinamica di cui sono parte, espressione e soggetti politici, anche l’antifascismo borghese e la socialdemocrazia. Damen non riduce la differenziazione, la diversificata derivazione da questa comune matrice ad una sorta di “gioco delle parti”, ad una recita in funzione di una tragicommedia semplicisticamente finalizzata all’inganno della massa proletaria. La divergenza e lo scontro tra queste espressioni borghesi sono reali. Il punto è che il conflitto non può arrivare a mettere in discussione i presupposti sociali del regime che sta prendendo forma nel contesto del capitalismo italiano, e difatti per l’antifascismo borghese al nocciolo della questione posta dall’affermazione fascista risiedono le «conculcate libertà statutarie», mentre per la socialdemocrazia c’è la «cattiva volontà di certi uomini, oggi in camicia nera».
La manifestazione, nel cuore dell’assetto istituzionale borghese, della coscienza di classe del proletariato pervenuta alla forma organizzata del partito “trova” la sua concretizzazione nel profilo del quadro politico, si traduce e si concretizza nelle qualità, nelle caratteristiche del militante in grado di delineare, sulla base dei dati e delle statistiche fornite dalle più prestigiose scuole economiche borghesi, le inevitabili, necessarie contraddizioni di un capitalismo, sempre più caratterizzato dalla sua dimensione finanziaria, che non può non prevedere lo sfruttamento, la sottomissione di classe insieme ai profitti e all’accumulazione. L’interprete specifico dell’enunciazione di questa lezione dal vero di coscienza rivoluzionaria, di teoria divenuta forza politica organizzata, mostra le caratteristiche per assolvere il compito mentre intorno a lui ringhia il «cane da guardia della proprietà» (il fenomeno fascista è così ricondotto esemplarmente ad una funzione storica ben più prosaica e ben più reale delle mitizzazioni negative di una sorta di “male assoluto”, nefasto ma fascinoso nella sua diabolica grandezza), fino a permettersi di rimettere in riga il temuto “ras” Roberto Farinacci, che aveva cercato, in mancanza di migliori argomenti, di buttarla in chiasso sul terreno della salvaguardia legalitaria dell’istituzione democratica come un qualsiasi «melanconico zelatore del supercostituzionalismo», mettendo da parte l’ormai lontana rivendicazione dei “diritti” della pantomimica “rivoluzione” delle camicie nere («e se non ha altri moccoli da accendere, vada pure a letto al buio!» è la secca e conclusiva risposta di Damen).
Questo incontro – nell’esercizio del compito di partito – tra la profondità della consapevolezza teorica, la lezione tratta dall’«esperienza del proletariato» e le caratteristiche del militante, le sue doti e capacità, l’intelligenza politica, la tempra rivoluzionaria, attraverso cui tradurre questa impostazione in diretta azione politica, non è un caso. È il segno e la manifestazione del raggiungimento di una soglia critica nel processo storico della lotta di classe.
Da quella soglia, gli sviluppi storici lo hanno dimostrato, si può regredire. L’aggancio con quello stadio della coscienza politica nell’azione di classe può venire a mancare e questa assenza può diventare insieme il sintomo e il fattore di un indebolimento complessivo della condizione proletaria che può dispiegarsi per decenni. Proprio a fronte di questo indebolimento, dei suoi gravissimi effetti, si impone con chiarezza la necessità di conservare – come memoria viva, capace di essere materia di elaborazione, di assimilazione, di formazione, come storia di classe e quindi elemento dell’identità di classe – gli insegnamenti, il nucleo essenziale di quell’esperienza. La necessità di conservarli e acquisirli con sempre maggiore pienezza e consapevolezza nell’impegno per favorire un nuovo momento di raggiungimento di quella soglia, di quel punto di incontro strategico nella lotta di classe.

Prospettiva Marxista – Circolo internazionalista «coalizione operaia»


Seduta della Camera dei deputati dell’11 marzo 1925. Resoconto stenografico. Cfr. https://storia.camera.it/regno/lavori


PRESIDENTE. […] Ha dunque facoltà di parlare l’onorevole Damen che ha presentato il seguente ordine del giorno:
«La Camera attribuisce a tutta la politica del Governo la responsabilità di aver ricacciato il proletariato industriale ed agricolo in una condizione di fame e di schiavitù».
DAMEN. Il gruppo parlamentare comunista interpellando il presidente del Consiglio e i membri del Governo sul problema del caro-vita, sapeva già che si sarebbe risposto da parte loro non… rispondendo.
E noi parliamo in sede di discussione del bilancio degli interni.
Sappiamo d’altronde, che il Governo non può superare, con un sia pure elegante saggio di dialettica parlamentare, tutta la non gioiosa realtà economica del nostro paese. Questa nostra insistenza non mira quindi a spingere il Governo ad una pratica economica diversa, capace di risolvere così, in 24 ore, (sistema Mussolini) il grave problema del caroviveri.
Sarebbe lo stesso che chiedere al capo fascista del Governo della borghesia italiana, la soluzione del problema della quadratura del circolo…
Noi comunisti ci serviamo invece dello espediente quasi serio dell’attività parlamentare per approfondire con analisi seria, fredda, obiettiva lo studio dei fenomeni che sorgono dallo sviluppo del sistema capitalistico e per dire rudemente al paese tutto il nostro pensiero, che è la somma della nostra stessa esperienza; la esperienza del proletariato italiano.
I partiti borghesi, antifascisti perché fascisti mancati, i quali per condurre una lotta politica contro il Governo di Mussolini si servono, ad esempio, della crisi provocata dal caro-vita e gridano alla incapacità, e irridono agli orecchianti della politica e della economia e fan quasi risalire la crisi, o la fanno risalire soltanto alle conculcate libertà statutarie, noi dimostreremo quanto tutto ciò sia demagogico e come una identica responsabilità accomuni fascisti e borghesi antifascisti, e li inchiodi di fronte alla stessa condanna.
Ai partiti poi della social-democrazia, unitari e massimalisti, abituati a mendicare il compromesso e quali accattoni delusi attribuiscono esclusivamente alla cattiva volontà di certi uomini, oggi in camicia nera, il diminuito pane quotidiano ai già magri pasti proletari, noi neghiamo il diritto di parlare ancora a nome del proletariato.
La social-democrazia italiana non è, né deve essere diversa da quella internazionale: non può capire, essa è incapace di approfondire fenomeni di crisi economiche come quello del caro-vita, troppo abituata ormai a smussare e attutire gli urti aspri, inevitabili che si verificano nei conflitti di classe.
Noi conosciamo, abbiamo conosciuto nella vita molti servi sciocchi; è difficile però trovare nella vita politica internazionale servi più sciocchi dei social-democratici ridotti come sono dal capitalismo ad una precisa funzione storica, che è quella di pesare come un corpo morto, fortemente attanagliato ai garetti del proletariato internazionale.
Al partito di governo abbiamo molte cose da dire, e molti conti aperti da aggiustare con esso. (Interruzioni – Rumori).
Prima di tutto, di fronte al vaglio della critica comunista, non esiste un partito fascista che nella lotta di formazione e di conquista del potere abbia agito in senso autonomo, come determinato e voluto da tutto un preesistente processo di elaborazione avvenuto prima nel substrato economico e balzato poi in un certo periodo di sommovimento nella soprastruttura politica del nostro paese come forma nuova, originale, politicamente potenziata, veramente sentita in estensione e profondità dalla maggioranza del popolo italiano. (Rumori).
Noi comunisti tutto ciò neghiamo al movimento fascista, e prima di noi – veramente – lo ha negato la storia di questi ultimi anni.
Allorché il cozzo antagonistico tra le forze economiche dei paesi più industrialmente ricchi aprì violentemente il periodo classico dell’imperialismo, caratterizzato dall’urgente, immediata necessità della conquista di nuovi e più vasti mercati internazionali, noi vedemmo la borghesia di casa nostra agitare per le piazze la bandiera della guerra rivoluzionaria e servirsi del tradimento di non pochi capi del sovversivismo d’allora, gli stessi che oggi figurano esponenti del partito di Governo.
Una voce. Per lei è questione di mestiere!
DAMEN. È proprio un mestiere per molti di voi! (Rumori).
Dal 1914 al 1919, dal 1919 al 1922, noi osserviamo in Italia non il formarsi di un nuovo partito politico, non la elaborazione di un nuovo credo dottrinario politico, ma lo sviluppo logico ed implacabile di una azione diretta e condotta dalla classe dominante per le proprie difese, per la propria conservazione.
Ecco perché oggi possiamo affermare che nel fascismo partito, che nel fascismo Governo, si identifica la vittoria politica delle forze più agguerrite e più violentemente volitive del sistema capitalistico.
Ciò premesso riesce infinitamente facile spiegarsi come e sino a che punto il fascismo sia riuscito a disimpegnare la sua alta funzione storica di cane da guardia della proprietà. (Rumori).
La lotta in apparenza condotta contro lo Stato democratico ha servito a nascondere più o meno sapientemente la distruzione metodica progressiva e ferocemente violenta degli organismi di difesa degli interessi degli operai. La caccia al sovversivo, all’antinazionale accompagnava sempre lo stroncamento di una lega di resistenza o la presa di possesso di una Casa del popolo o di una Camera di lavoro o di una Cooperativa di consumo o di produzione. (Rumori – Interruzioni).
Onorevole Panunzio, tutti gli ex sovversivi sono i più feroci contro di noi!
Messi a tacere una buona volta i partiti della classe operaia, ridotti a vivere la vita occulta e sospettosa della setta messo l’operaio nella condizione di non poter più difendere attraverso il Sindacato di classe il suo salario e le sue conquiste morali strappati giorno per giorno in trenta anni di sacrifizi innumeri e di lotte, il fascismo, lo riconosciamo, ha il merito, il suo più grande merito di fronte al capitalismo, di aver fatto del produttore uno schiavo, e dei padroni, già emeriti ed astuti cavalieri d’industria, una moderna, bene attrezzata ed insaziabile associazione di negrieri! (Rumori).
Una voce al centro. Non dica sciocchezze!
Altra voce. Già! La capanna dello zio Tom!
DAMEN. Un economista borghese, di Francia, il signor Paolo Leroy-Reaulieu (Commenti), a proposito dello sviluppo delle società anonime che in Francia controllano 350 miliardi, vale a dire metà della, ricchezza pubblica, ha scritto quanto segue:
«Quello che erano in altri tempi, nei tempi del Medio Evo, le grandi compagnie di avventurieri e di briganti che derubavano i mercanti e spogliavano le campagne, lo sono oggi le società per azioni! È una organizzazione sapiente e metodica di spogliazione!»
SANSANELLI. Questa pagina la passi all’onorevole Graziadei!
DAMEN. Sono i vostri economisti! Riassumo per sintesi e rudemente quanto è avvenuto in questi ultimi anni, in danno, si capisce, delle classi operaie.
Ma non aspettate, non aspettate che si venga proprio noi a piatire mercè per i vinti! (Commenti).
Il partito comunista lascia ai partiti della social-democrazia il compito di formulare quesiti di etica per la collaborazione delle classi! (InterruzioniCommenti).
Il partito comunista sa come vincere i nemici del proletariato, e perciò lavora alacremente per riuscire a spostare gli attuali rapporti di forza che intercorrono fra le due classi in lotta.
Per noi è ormai pacifico che lo sviluppo dell’economia capitalista supera in modo netto ed elimina ogni antagonismo che basi la propria antitesi di classe su un problema di sentimento e di conciliazione.
Infatti, per vincere il proletariato, agguerritosi nel dopo-guerra, ed inseritosi anzi nella crisi della guerra borghese come fattore autonomo determinante una nuova guerra, la sua guerra civile, si rese necessario lo Stato forte, un Governo reazionario: il vostro! che spezzasse nelle mani stesse del produttore la ragione della propria difesa espressa dall’organo specifico di lotta: il Sindacato. E la compressione politica sul proletariato significa anche l’affamamento certo della classe soggetta… (Interruzioni) Vediamo prima di tutto la reale situazione economica del capitalismo. Stralcio dalle «Prospettive Economiche» del Mortara alcune affermazioni preziosissime per la loro obiettività e autorità. «La produzione mineraria continua a progredire lentamente. Si accresce invece rapidamente… (Interruzioni)
Mi pare….
Una voce. Che noi siamo avversari.
DAMEN… che ci sia da parte vostra tale ineducazione politica, che è veramente degna della Camera italiana. (Vivi rumori – Proteste).
PRESIDENTE. Onorevole Damen! E loro facciano silenzio, li prego, onorevoli deputati.
DAMEN. Scrive dunque il Mortara, un vostro economista…
Voci. No, no!
DAMEN… della democrazia, della borghesia quindi. (Interruzioni).
Scrive, ripeto, il Mortara: «La produzione mineraria continua a progredire lentamente».
Si accresce invece rapidamente la produzione delle cave per il vivace impulso dato alle costruzioni urbane. Le industrie trasformatrici di materie prime sono tutte in buone condizioni. La celere e generale ascesa dei corsi delle azioni di imprese industriali dallo autunno 1923 all’autunno 1924 è un sintomo del favorevole svolgimento degli affari. Le industrie meccaniche, mediante i progressi della loro organizzazione tecnica e commerciale, danno ulteriore sviluppo alla produzione e accrescono la varietà… (Interruzioni – Conversazioni)
Anche esse estendono il loro smercio nei mercati esteri. Qui basti ricordare l’aumento da 9.395 automobili esportate nei primi mesi del 1923 a 15.037 del corrispondente periodo del 1924… (Interruzioni)
La industria dei laterizi è in ripresa per la estensione ormai generale e spontanea della attività edilizia. Lo stesso fattore promuove il progresso delle altre industrie, od accessorie di quelle delle costruzioni. L’organismo economico, riassume Mortara, è sano e resistente, e potrà superare senza danno il periodo di convulsioni politiche interne, nelle quali muore il 1924 e nasce il 1925.
Tolgo dalla «Rivista politica ed economica» direttori: Scialoja, Olivetti, Fontana: «L’afflusso dei nuovi capitali nelle società ordinarie per azioni è stato nel secondo semestre del 1924 di gran lunga superiore a quelli di tutti i semestri precedenti a partire dal secondo semestre del 1920. Gli aumenti di capitale sono stati più numerosi e più cospicui di quelli del secondo semestre del 1923. (Interruzioni – Rumori).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendano i loro posti, e lascino parlare l’oratore.
DAMEN. In complesso il totale degli investimenti del secondo semestre dell’anno scorso è risultato di circa 3 miliardi e 153 milioni di lire mentre quello del semestre del 1923 era stato di un miliardo e 744 milioni. I disinvestimenti, invece, sono stati nel semestre in esame più numerosi, ma meno cospicui. Complessivamente 547 milioni di lire di disinvestimenti nel secondo semestre dell’anno scorso contro quasi 629 nel periodo corrispondente dell’anno precedente.
Pertanto l’incremento del capitale azionario italiano che nel secondo semestre 1923 era stato di un miliardo e 1156 milioni, raggiunse nello stesso semestre del 1924 la cospicua somma di 2 miliardi e 606.8 milioni di lire. (Interruzioni).
A mo’ di commento poi si aggiunge che al raggiungimento di tale brillante risultato concorse principalmente il buon andamento generale delle economie italiane, in particolar modo la ripresa commerciale ed industriale, e i buoni dividendi distribuiti alla fine del 1923.
Gruppo di società che presenta un investimento molto forte è quello dell’industria tessile. (1286 milioni di lire circa).
Degni di menzione l’aumento conseguito dalla società italiana della Viscosa-Roma che portò il capitale da 60 a 100 milioni di lire. (Interruzioni).
Quello della società La Soie de Châtilon, Milano (da 75 a 150 milioni).
Del Cotonificio Veneziano (da 30 a 50 milioni). Della Società Seta artificiale Varedo-Milano (da 10 a 40 milioni). Della seta artificiale Cremona (da 50 mila a 15 milioni). (Interruzioni).
Delle manifatture cotoniere meridionali (da 80 a 100 milioni).
Movimento molto cospicuo presentano le industrie chimiche. Fra le società che hanno aumentato il capitale si notano: la Orogna, società per la fabbricazione dell’ammoniaca sintetica Milano (da 10 a 30 milioni di lire). La Mira Lanza-Milano (da 1 a 40 milioni). La Società italiana di elettrochimica Roma (da 21 a 42 milioni) Le fabbriche italiane materie coloranti Bonelli, Milano (da 15 a 40 milioni). La Società italiana per il Gas, Torino (da 20 a 80 milioni). La Società italiana Ausonia, Milano (da 100 mila a 50 milioni).
Un forte investimento netto presentano anche le industrie automobilistiche ed affini a causa del fortissimo aumento di capitale da 200 a 400 milioni di lire della Fiat di Torino. Le industrie agricole ed alimentari hanno avuto nel semestre in esame un aumento di capitale di quasi 192 milioni e mezzo e cioè hanno assorbito da sole circa l’otto per cento dell’aumento complessivo verificatosi in tutte le Società per azioni in tale periodo.
Infine, se non bastasse quanto fino qui è stato esposto, eccovi il bilancio 1924 della «Snia-Viscosa» pubblicato in quasi tutti i quotidiani nel febbraio scorso, portante l’aumento di capitale da 600 milioni ad un miliardo di lire. Sentite: «Signori azionisti. Le singole voci del bilancio al 31 dicembre ultimo scorso che presentiamo alla vostra approvazione, crediamo non richiedano particolari delucidazioni. Esse sono corrispondenti a quelle dello scorso esercizio ed attestano il crescente sviluppo dell’Azienda.
«Il conto profitti e perdite chiude con un saldo utile di 60.075.562.33.
«Dividendo 10 per cento agli azionisti. Dividendo complessivo 41.250.000».
Per le maestranze si scrive: «Alle paghe non abbiamo potuto dedicare tutte le cure che avremmo dovuto, assillati da innumerevoli altre esigenze, contrastati dalla necessità eli assumere ogni giorno nuovo personale inesperto e quindi incapace di buon rendimento. Ma noi sentiamo che l’avvenire del nostro Paese sta nella elevazione morale degli operai, nell’aumento delle paghe correlativo alla crescente sua produttività. Allorché gli impianti saranno ultimati e le maestranze avranno assunto una stabile base noi tenacemente perseguiremo lo scopo di migliorare la situazione morale degli operai e di elevarne il compenso interessandoli alla produzione». Senza commenti! (Interruzioni – Rumori).
Ora a quella dei capitalisti contrapponiamo la situazione dei lavoratori: 1°) L’avvento del regime fascista ha segnato l’annullamento di fatto di ogni concordato esistente di lavoro; 2°). La distruzione dei sindacati classisti effettuata dai fascisti, come il non riconoscimento dei diritti delle organizzazioni, (Interruzioni) han volutamente permesso ai capitalisti di ridurre i lavoratori a salari di fame e di annullare ogni conquista morale. 3°) Le peggiorate condizioni dei lavoratori non dipendono dalle peggiorate condizioni dell’industria, ma dalla situazione politica determinata dal regime fascista. 4°) Il caro-vita, come la disoccupazione pesano fatalmente sul fascismo perché sono insiti nel sistema borghese.
Se gli economisti come il ministro De Stefani lo negano, la esperienza economica, o meglio l’esperienza di questi ultimi anni dell’«Era nova» dimostra come la gamma dello sviluppo capitalistico è anche la storia del progressivo accentuarsi del depauperamento degli operai…
DE STEFANI, ministro delle finanze. È tutto falso, quello che lei dice! In Italia i consumi individuali sono aumentati nel 1923 relativamente al 1922 e nel 1924 relativamente al 1923. (Approvazioni – Commenti).
GENNARI. Le entrate invece sono in diminuzione. Le vostre statistiche sono false. (Interruzioni – Rumori).
DAMEN. Dopo queste premesse di carattere teorico, i dati.
Non esistendo concordati di lavoro, e siccome le paghe che attualmente si praticano, variano da regione a regione, i dati che enuncio, o sono il frutto di una mia inchiesta, o sono stralciati dalle rare, rarissime statistiche esistenti.
Tolgo da una lettera della Fiot agli industriali per i lavoratori del lino e della canapa. Ecco, in poche cifre le condizioni degli operai: Media- secondo il concordato 22 novembre 1920, paga giornaliera donne: lire dieci e ottantasette centesimi, uomini: lire diciassette e cinquanta centesimi, media dopo la riduzione del 3 ottobre 1921: donne: 9,57, uomini: 15,95.
Voce al centro. E i cottimi?
DAMEN. Media dopo il concordato del 12 dicembre 1921: donne: 10,17; uomini: lire 17,15.
Per contro, invece gli indici del costo della vita…
Una voce. Ma questi sono i concordati della Fiot, non i nostri che sono ben diversi!
DAMEN. Per contro, gli indici del costo della vita, confrontati sulla base della nuova serie nelle tre date che segnano il movimento di cui sopra dei salari furono: fino a ottobre 1920 punti 109.51.
Fino a settembre 1921, 118,77; fine novembre 1924, 126,24; alla fine di gennaio 1925, poi, i punti erano ancora a 129,32 cosicché lo sbalzo del costo della vita, dal momento in cui si è toccato il vertice dei salari stessi, è stato di punti 19,81.
Una voce. Ma il conto non torna a questo modo! (Commenti – Si ride).
DAMEN. Sempre per i tessili. A Verona negli stabilimenti Festi e Rasini la paga media giornaliera, da un minimo di lire otto a un massimo di lire undici. A Schio, importantissimo centro laniero, nel 1921-22 il concordato Laniero del Veneto consentiva la paga media per uomini a 22-23 lire; per le donne 15-16 lire; nel 23-24 il concordato stabilito proforma, stipulato dal Sindacato italiano tessile (cattolico) consente – sempre quando è rispettato – la paga media di lire 70-75 settimanali.
A Napoli nelle Industrie cotoniere meridionali, il patto Preziosi del 1922, che non è neppure applicato, ha consentito la diminuzione del 25 per cento sulle paghe stabilite dal concordato nazionale 1921 della «Fiot». (Interruzioni – Rumori).
Le paghe medie attuali degli operai chimici del Veneto, dell’Emilia, della Toscana, sono le seguenti: per gli uomini dalle 12 alle 14 lire giornaliere; per le donne dalle 5 alle 6 lire giornaliere, con una media di nove ore di lavoro al giorno. (Interruzioni – Rumori).
Nelle valli di Comacchio: paghe giornaliere di lire 10. Gli operai, per aver chiesto un aumento, si son visti ridurre le paghe a lire 6,50. (Commenti). A Ferrara gli operai badilanti sulla linea Mantova-Ferrara percepiscono una paga oraria di lire 1,20. (Interruzioni – Rumori).
Voci a destra. La finisca con queste affermazioni. Vada a dirle nei comizi queste cose!
DAMEN. Nel Cremonese, ho detto il feudo dell’onorevole Farinacci, i braccianti agricoli hanno guadagnato nell’invernata lire 135 nette. (Interruzioni – Rumori – Vivaci apostrofi all’indirizzo dell’oratore – Molti deputati ingombrano l’emiciclo).
PRESIDENTE. Facciano silenzio! Prego gli onorevoli questori di fare sgombrare l’emiciclo.
FARINACCI. I contadini del Cremonese hanno avuto 13 milioni di aumento sulle paghe socialiste! Lei è un impostore! (Applausi – Proteste all’estrema sinistra)
PRESIDENTE. Non interrompano, onorevoli colleghi! e prendano i loro posti.
Onorevole Damen, procuri di concludere. Come ella sa, il Regolamento non consente la lettura se non per la durata di un quarto d’ora.
DAMEN. Ho finito. Nel Mezzogiorno i salari variano da cinque a dieci lire al massimo. (Interruzioni). I salari di circa 30 mila donne che lavorano alla manipolazione dei tabacchi nel Salento (Lecce) sono da 3,50 a 6,50 al massimo. Tale massimo è corrisposto a poche operaie; la media comune è di 4,50. (Interruzioni – Rumori). Si può affermare, perché provato, che i salari diminuiscono nello stesso tempo in cui il costo della vita continua ad aumentare.
Scrive un altro economista borghese, Achille Loria (Rumori)… «che negli anni 1920-21 i salari monetarii raggiunti dalle varie categorie professionali riescono a mala pena a proporzionarsi all’accresciuto costo della vita. In seguito nel 1922-23, per la sempre più accentuata riduzione dei salari nominali da un lato ed il progressivo continuo aumento del costo della vita dall’altro, i salari reali sono messi ad un livello notevolmente inferiore a quello del periodo di anteguerra.
Prendendo a base la media dei salari del 1913 come uguale a 100, il Tremelloni calcola nelle cifre seguenti la discesa verificatasi fino al 1924:

Anno 1923, indice dei salari 100;
Anno 1921, 96,4;
Anno 1922, 94;
Anno 1923, 91;
Anno 1924, 90.

È da osservare che l’indice corrispondente al 1924 calcolato dal Tremelloni è molto più basso perché egli rese noti i suoi risultati alla fine dell’anno, quando cioè non si erano ancora verificati i notevoli e generali aumenti del costo della vita che si ebbero nell’ultimo periodo dell’anno scorso.
Passando poi ai salari dei lavoratori della terra (braccianti, giornalieri, terrazzieri, ecc.), si può asserire con assoluta certezza, benché manchino delle statistiche, che le condizioni dei lavoratori agricoli sono di gran lunga inferiori a quelle dell’anteguerra… (Interruzioni – Rumori).
In Abruzzi e nelle Puglie e in altre regioni dell’Italia Meridionale, i salariati agricoli percepiscono salari varianti da 6 a 8 lire per gli uomini e da 4 a 5 lire per le donne. (Interruzioni – Rumori).
FARINACCI. Certificato penale! Impostore!
DAMEN. Le cifre sono sovversive…
FARINACCI. Certificato penale! Falsario! Onorevole Presidente, il Regolamento consente che si legga per non più di un quarto d’ora, mentre l’onorevole Damen è un’ora che legge!
DAMEN. Tirando quindi le somme, si può affermare in modo definitivo che le aumentate ore lavorative, come il dimezzato salario si completano con il costo della vita giunto ormai ad un livello sei volte superiore a quello dell’immediato anteguerra. Che cosa debbono fare i lavoratori italiani in queste condizioni?
Voci. La rivoluzione! La rivoluzione!
DAMEN. È posto così un grave, minaccioso interrogativo politico… (Interruzioni).
Voi sopprimendo, non so se la stupidità abbia in quel caso superato la ferocia, sopprimendo, dicevo, l’onorevole Matteotti avete inconsapevolmente dato l’abbrivo a quella ripresa di combattività della classe lavoratrice che non si arresta ormai, neppure dinanzi agli spauracchi, tipo discorso 3 gennaio.
I provvedimenti polizieschi ancora una volta colpirono noi e non ci fiaccarono; colpirono noi come partiti e gli organismi sindacali da noi diretti, checché ne dica il Mondo di Amendola e quell’inacidito controrivoluzionario che risponde al nome di Gino Baldesi!… Voi potete ordinate la chiusura degli uffici della F. I. L. I. L., che è una delle poche Federazioni nazionali dirette da comunisti;… voi potete sciogliere le sezioni della F. I. O. T., di Trieste, Gorizia, di Bari, dirette da comunisti.
Il prefetto di Foggia può chiudere quella Camera del lavoro e tenere con sé le chiavi; si potrà fare ciò, forse di più ed anche peggio, ma non sarete mai capaci, voi fascisti, di arrestare la volontà precisa e inflessibile del proletariato italiano, deciso a conquistare le posizioni perdute.
È un problema di forza! (Interruzioni – Rumori).
TERUZZI. Decidetevi!
DAMEN. È un problema di forza, ma è anche un problema di vita! Le numerose agitazioni economiche in corso non vi dicono nulla!
A noi dicono semplicemente che è la lotta di classe, che voi credeste soppressa. È il nuovo affluire degli operai nei quadri dei sindacati di classe; è la caduta nel ridicolo di quel mastodontico domicilio coatto che sono le Corporazioni fasciste. (Rumori).
Il vostro sindacalismo ha tre nomi che vi bruciano: San Giovanni Valdarno, Carrara, Brescia! Il sacrificio di migliaia di lavoratori… (Commenti – Rumori).
Vi riserbò ieri la beffa più atroce, degna in verità degli omuncoli della decadenza politica del nostro paese.
Oggi però la beffa ha sapore di tragedia. E sia!
Un ricordo storico. Quando nell’ottobre 1922, voi faceste assurgere a valore di teoria la necessità della insurrezione armata per abbattere lo Stato democratico e ciò perché sentivate troppo ardue, se non del tutto precluse, le vie della conquista legale, voi non facevate altro che chiarire a suon di manganello nella mente dell’operaio italiano, queste nostre affermazioni che hanno anche il valore di una grande verità storica: contro la forza, una forza maggiore e migliore! Contro le armi, le armi! (Interruzioni – Rumori).
Solo la conquista rivoluzionaria del potere politico da parte degli operai e dei contadini, potrà risolvere per il proletariato i problemi del pane e della libertà. (Applausi all’estrema sinistra – Rumori prolungati).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per fatto personale l’onorevole Farinacci. Lo indichi.
FARINACCI. Poiché l’oratore comunista poc’anzi parlando della provincia di Cremona accennava alla paga dei braccianti che secondo lui, è di circa 135 lire al mese, anzi alla stagione, debbo rispondere, tanto per stabilire la verità, e per dimostrare quali sono le armi degli avversari, che in provincia di Cremona i braccianti sono pagati a lire due e venti all’ora, che moltiplicate per otto ore formano lire 17,60 al giorno. Ora questa cifra moltiplicata per il numero delle giornate lavorative dà assai più delle 135 lire alle quali ha accennato l’onorevole Damen nel suo discorso.
Per ciò io vorrei dire soltanto questo, per la serietà della discussione: quando si vogliono citare dei dati, almeno bisogna chiederli con precisione presso i propri fiduciari in quella provincia!
Ma non è consentito oltraggiare un movimento sindacale come quello di Cremona! L’oratore sa benissimo che i contadini hanno avuto in questi ultimi tempi 13 milioni di aumento sulle paghe socialiste di un giorno, non solo, ma che tutti (e lo dice va pocanzi l’onorevole Barbiellini) tutti i dipendenti comunali e tutte le altre categorie di lavoratori hanno avuto dei miglioramenti!
Questa; è stata la nostra opera nella nostra provincia con il trionfo della collaborazione di classe.
E si può ancora dire che non è giusto che un uomo come l’onorevole Damen, che ha un certificato penale non pulito… (Approvazioni – Applausi) venga a parlare di moralità a noi!
FERRARI. Questa è un’infamia!
TERUZZI. È così! È agli atti! (Rumori all’estrema sinistra).
DAMEN. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Facciano silenzio! Onorevole Damen indichi il suo fatto personale.
DAMEN. I dati che l’onorevole Farinacci ha voluto citare in contrapposizione a quelli forniti da me…
Voce al centro. Ma parli del certificato penale, non dei dati!
DAMEN. …dimostrano come il divario sia profondo. Siccome però le nostre due valutazioni possono essere vere o false, il proletariato di Cremona avrà modo di poter giudicare tra me e lei, onorevole Farinacci!
Per quanto riguarda il falso…
TERUZZI. Almeno avrebbe dovuto attendere di essere convalidato lei!
DAMEN. Per quanto riguarda il falso, l’onorevole Farinacci ed il Presidente onorevole Casertano conoscono il valore di questo falso!
Una voce. C’è una sentenza! Falsificazione di foglio di via!
DAMEN. La sentenza si riferisce ad un processo subìto durante il servizio militare per i seguenti reati: 1°) ingiurie pubbliche contro le istituzioni militari; 2°) falso. Sapete di quale falso si tratta?
Voci. Falso di foglio di via!
DAMEN. Nella perquisizione domiciliare effettuata al momento del mio arresto l’autorità militare ritrovò, tra le varie carte, un vecchio documento, un foglio di via militare, non usato ma semplicemente compilato. Questa è la verità!
FARINACCI. È firmato! È falso. (Proteste all’estrema sinistra).
DAMEN. Se Farinacci non l’ha visto vada a leggere la sentenza. E se non ha altri moccoli da accendere, vada pure a letto al buio! (Rumori – Commenti).

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