Riteniamo opportuno mettere a disposizione dei nostri lettori un breve ma solido trafiletto del rivoluzionario socialista statunitense Eugene Debs, che ci ricorda quale sia la vera “patria” dei comunisti. È tanto più necessario rileggere le parole del combattente internazionalista – che pagò con il carcere la sua lotta alla guerra imperialistica – in presenza di una particolare varietà di “internazionalisti” che ormai da anni ha preso la carnevalesca abitudine di inneggiare a presunte «patrie di tutti gli oppressi». Quegli stessi “internazionalisti” che, in Italia, con infantile (o senile?) compiacimento starnazzano frequentemente di “Amerika”, distinguendo – bontà loro – due americhe: quella dell’“imperialismo yankee” e quella dei proletari (ma solo quando si palesa “qualcosa di sinistra”)… Ci domandiamo perché questi “internazionalisti” non si dilettino mai in simili stupidaggini quando si parla di altre centrali dell’imperialismo mondiale, come la Cina o la Russia (li abbiamo mai visti sostituire le “s” di “Russia” con la doppia esse delle Schutz Staffeln, o roba del genere?). Potrebbero rispondere che è una certa “sinistra” statunitense a definire in tal modo gli USA, ma anche in questo caso occorrerebbe spiegare loro che, se non hanno alcun interesse a redarguire chi definisce sarcasticamente la propria nazione, gli internazionalisti – quelli veri – si guardano bene dall’indulgere nello sciocco e politicamente controproducente vezzo di affibbiare nomignoli ad una nazione che non sia la propria… Rileggere Debs è importante anche per cogliere tutta la distanza che separa il ferroviere dell’Indiana dal “socialismo democratico” del neoeletto sindaco di New York, Zohran Mamdani, che ha voluto citarlo nel suo primo discorso dopo la vittoria elettorale. Non per il dubbio gusto di frenare i facili e malcelati entusiasmi di tanta sinistra che si pretende “rivoluzionaria”, ma sarebbe opportuno chiedersi se è stato un ciclo di lotte del proletariato newyorkese a premere sull’esito della consultazione per la massima carica municipale di una delle città-chiave della potenza americana, coagulo di interessi borghesi tra i più importanti dell’intero paese, e quanto la locale svolta “socialista” del Partito Democratico sia da considerarsi effettivamente tale a livello nazionale e non piuttosto un “pilot” dello scontro tra frazioni borghesi ostili all’attuale amministrazione Trump. In ogni caso, non siamo sicuri che «l’alba di un giorno migliore per l’umanità» vista da Mamdani e quella vista da Debs abbiano la stessa radiosità…
Pubblicato nel Northwest Worker [Everett, WA], 8 luglio 1915,n. 235. Traduzione dall’inglese di Rostrum pubblicata nel n. 126 di Prospettiva Marxista, novembre 2025.
Noi socialisti disprezziamo e condanniamo il meschino, gretto e spregevole “patriottismo” che viene subdolamente inculcato nelle menti dei lavoratori ingenui dai loro padroni astuti e senza scrupoli. Ma senza questo falso e vizioso “patriottismo” che ha avvelenato le menti e i cuori di milioni di vittime, la guerra che sta ora inondando di sangue le nazioni europee sarebbe stata impossibile.
Il “patriottismo” dei lavoratori di una nazione è morire ed uccidere brutalmente i lavoratori di un’altra nazione per ampliare i possedimenti dei loro padroni e per aumentare le loro ricchezze macchiate di sangue, e finché le povere, illuse masse sfruttate saranno infiammate da questo tipo di “patriottismo”, serviranno come carne da cannone e nessun potere al mondo potrà salvarle dal loro sanguinoso destino.
Noi socialisti non manchiamo di autentico patriottismo, ma siamo mortalmente ostili a quella specie fraudolenta che è «l’ultimo rifugio delle canaglie»[1] e che spinge ogni truffatore, ogni imbroglione e ogni vampiro succhiasangue ad avvolgere la sua carcassa puzzolente nelle pieghe della bandiera nazionale per poter continuare la sua pirateria e il suo saccheggio in nome del «patriottismo».
Il nostro è un patriottismo più ampio, ampio quanto l’umanità. Aborriamo l’omicidio in uniforme ancora più di quanto aborriamo l’assassinio notturno.
Siamo d’accordo con Garrison[2] sull’affermazione che la nostra patria è il mondo e che tutta l’umanità è nostra connazionale.
Siamo a favore della pace e dell’unico sistema che la rende possibile. Coloro che sostengono un sistema che genera guerra non possono affermare con coerenza di essere a favore della pace, e coloro che blaterano tanto del loro “patriottismo” hanno, di norma, il cuore dei pusillanimi e l’anima dei codardi.
Il patriottismo, come la fratellanza, deve essere internazionale e onnicomprensivo per poter esistere. Il socialismo, se ben inteso, è il più profondo movimento patriottico del pianeta.
NOTE
[1] La citazione è attribuita al saggista britannico Samuel Johnson (1709-1784), che avrebbe pronunciato questa frase il 7 aprile 1775 nel corso di un attacco polemico contro il politico whig William Pitt (1708-1778).
[2] William Lloyd Garrison (Newburyport, 10 dicembre 1805 – New York, 24 maggio 1879) è stato un giornalista, abolizionista e riformatore sociale statunitense.
