
Traduzione in italiano di Rostrum (novembre 2013), condotta sulla versione inglese di Simon Pirani, pubblicata sulla rivista Revolutionary History Vol. 3 No. 2, autunno 1990. Vietnam: Workers’ Revolution and National Independence.
Pubblichiamo la traduzione di un articolo del rivoluzionario comunista vietnamita Ngo Van Xuyet (1913-2005). Militante trotskista dagli anni ’30, l’autore fu organizzatore sindacale dei lavoratori del porto di Saigon negli anni in cui l’Indocina era ancora sotto il dominio coloniale della Francia. Negli anni della Seconda guerra mondiale si oppose alla “linea di Mosca”, portata avanti dal partito stalinista guidato da Ho Chi Min, che proponeva un’alleanza antifascista contro il Giappone in un “Fronte nazionalista” che comprendesse la borghesia e i proprietari terrieri vietnamiti insieme alle forze coloniali francesi. Quando, dopo il 1945, le posizioni trotskiste si scontrarono con un’ondata di rapimenti e omicidi politici da parte delle forze staliniste, Ngo Van riparò a Parigi. Nella capitale francese le esperienze condivise con i rifugiati anarchici e poumisti della guerra civile spagnola gli suggerirono “nuove prospettive radicali” e maturò la sua separazione dal movimento trotskista, non accettando più la prospettiva di una difesa dell’URSS in quanto “stato operaio degenerato”. Negli ultimi anni fu vicino ai circoli comunisti consiliari di Maximilien Rubel e Henri Simon.
Il testo rivela un particolare interesse in quanto demistifica la leggenda di Ho Chi Min e della “resistenza comunista” vietnamita all’oppressione coloniale, mostrandola nella sua vera natura di nazionalismo piccolo-borghese, compromissorio e totalmente alieno da qualsiasi prospettiva di rivoluzione in permanenza e di internazionalismo proletario.
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La presa del potere di Ho Chi Minh in Vietnam nel 1945 fu favorita dalla speciale congiuntura di circostanze in cui venne a trovarsi il paese: l’assenza dell’apparato statale imperialista francese, disgregato dall’esercito giapponese fin dal 9 marzo 1945 e la resa del Giappone stesso il 15 agosto 1945. Arrivando alla testa delle sue bande guerrigliere dagli altopiani del Tonchino, Ho Chi Minh prese il potere ad Hanoi. Egli fu capace di imporsi sulle masse insorte non solo grazie alla sua demagogia nazionalista reazionaria ma anche e soprattutto grazie alla forza delle armi ed attraverso gli assassinii eseguiti dalla sua GPU, il Ty Cong-Au.
Mentre mandarini, borghesi, proprietari terrieri, contadini e lavoratori erano invitati a partecipare al fronte stalinista del Vietminh, Ho Chi Minh chiedeva all’imperatore Bao Dai di abdicare in favore della “repubblica” e di accettare di divenire Supremo Consigliere/Consulente del governo “democratico”. Nello stesso tempo, i suoi “comitati di assassinio” si stavano occupando della “completa” scomparsa del tipografo Luong Doc Thi, il leader del Thanh Nien Thothuyen Xahoi (Gioventù lavoratrice socialista), Nguyen Te My e molti altri militanti internazionalisti, incluso Tiep, Luong, Vinh e Sam che subirono la stessa sorte. Nguyen Te My era stato organizzatore del Viet Da Tuyen (il Fronte del Popolo Indipendente) nell’area di Haiphong. L’insegnante Tran Tien Chinh fu arrestato e morì a causa degli effetti delle torture a [illeggibile] nella prigione di [illeggibile].
Nel momento in cui Ho Chi Minh stava occupando Hanoi, i minatori di Hoa-gay nel distretto di Camphu (una conurbazione con una popolazione di 300.000 abitanti) montarono in rivolta, predisposero dei comitati di lavoratori, e su queste basi stabilirono un autentico governo proletario. I lavoratori presero possesso delle miniere, delle linee tranviarie, delle ferrovie e del telegrafo, arrestarono i capi e la polizia e distrussero l’apparato locale del vecchio Stato imperialista. Le truppe giapponesi che si erano arrese rimasero indifferenti alla situazione. Tutti i mezzi di produzione furono messi sotto il controllo diretto di un comitato di gestione eletto dai lavoratori stessi e da loro completamente controllato.
Il principio di una paga uguale per tutti i livelli di lavoro manuale e intellettuale fu messo in atto. L’ordine pubblico fu mantenuto da lavoratori armati. Durante i tre mesi della sua esistenza (dalla fine di agosto fino al dicembre 1945) questo primo governo proletario fece funzionare normalmente il processo di estrazione, garantì la vita economica della regione, condusse una lotta intensiva contro l’analfabetismo e contro le malattie. Ma, isolato dalle circostanze, il movimento fu incapace di espandersi e di risvegliare gli altri centri della classe operaia nel paese.
Dopo essersi stabilito ad Hanoi e dopo aver assassinato la rivoluzione proletaria in quella città, Ho Chi Minh spedì le sue bande armate dal Delta, sotto il comando di Nguyen Binh (il futuro Comandante supremo della guerriglia in Cocincina), a circondare il distretto minerario insorto e a costringere il governo dei lavoratori insediatosi lì a sciogliersi. La milizia dei lavoratori aveva solamente pochi fucili e armi da taglio, così si arrivò ad un compromesso: Le truppe di Nguyen Binh entrarono nel distretto promettendo di rispettare lo status quo. Quindi, per mezzo di subdoli intrighi di polizia, i militanti S, Lam, Bien, Hien, Le ed altri che erano stati eletti dai lavoratori furono cacciati dalle loro posizioni, furono messi sotto arresto e furono mandati ad Haiphong, dove molti di loro dovettero essere rilasciati in seguito alla rabbia dei minatori. Ma alla fine l’intera regione fu occupata e sottoposta al controllo militare e della polizia del governo di Ho Chi Minh.
Il 14 Settembre 1945 in Cocincina (Vietnam Meridionale), questo stesso governo Vietminh arrestò il Comitato Rivoluzionario Popolare al 9 di rue Duclos, che era stato organizzato su iniziativa della Lega Comunista Internazionale (LCI). Questo soviet embrionale aveva impresso il suo marchio sulla regione di Saigon-Cholon, Gia-dinh e Bien-Hoa. Bombardato dal Generale Gracey, delle truppe di occupazione britanniche, così come dalla cricca stalinista di Tran Van Giau, che guidava il governo Vietminh, esso aveva lanciato le parole d’ordine di armare il popolo, espropriare i proprietari terrieri e dare la terra ai contadini, e dell’occupazione delle fabbriche da parte dei lavoratori. Il Ministro dell’Interno stalinista, Nguy Van Tao spedì i soldati a distribuire colpi di mitragliatrice ai contadini di Go-den, così come ai contadini della Piana di Reed che avevano espropriato i proprietari terrieri.
Mentre Ho Chi Minh e i suoi seguaci stavano reclamizzandosi come sostenitori della “democratica” (imperialista Russo-anglo-americana) “Alleanza contro il Fascismo giapponese”, e mentre i Comitati Rivoluzionari Popolari stavano chiamando le masse all’insurrezione armata contro tutti gli imperialismi (democratici o fascisti), Tran Van Giau mandò la sua polizia (quegli stessi poliziotti che solamente il giorno prima erano al servizio dell’imperialismo francese e poi di quello giapponese) per sciogliere il Comitato, i cui militanti furono spediti alla Prigione Centrale di Saigon per essere fucilati. Quando le truppe britanniche, che il governo Vietminh aveva recentemente accolto cordialmente con un “Hurrà per le Forze Alleate”, aiutarono i francesi a rioccupare Saigon, Tran Van Giau e la sua banda fuggirono a Cho-dem, lasciando il rivoluzionari rinchiusi nelle mani della polizia francese e dell’Intelligence Service (britannico), mentre l’insurrezione popolare, contro gli auspici di quelli che avevano preso il volo, scoppiò contro le truppe franco-britanniche nella notte del 23 Settembre.
La GPU del Vietminh continuò a dare la caccia ai rivoluzionari sulla sua lista nera persino durante la fuga. I principali membri del Partito Socialista dei Lavoratori del Vietnam (il cui leader Ta Thu Thau era stato assassinato su ordine personale di Ho Chi Minh nel settembre 1945) Tran Van Thach, Nguyen Van So, Nguyen Van Tien e molti altri lavoratori furono assassinati a Kien-an (Thu-dau-mot) il 23 ottobre 1945; Phan Van Hum e Phan Van Chanh “scomparvero” da qualche parte nelle aree controllate dai guerriglieri nel nord della Cocincina; Nguyen Thi Loi, un membro dello stesso partito fu assassinato a Binh Dang (Cholon) nell’ottobre 1945; Le Ngoc e Nguyen Van Ky, membri del LCI furono torturati a morte dalla GPU del Vietminh nella regione di Hoc-món all’inizio del 1946. Ciò segnò la fine del periodo dei semplici assassini e dell’esecuzione dei traditori, e fu l’inizio del periodo dei “Processi di Mosca”.
Già fuggito dalla GPU di Ho Chi Minh nel 1945, Nguyen Van Linh, noto come René, e Truong Khanh Hinh, entrambi lavoratori rivoluzionari di Saigon, caddero in una trappola architettata dal Vietminh nel maggio 1950.[1] Nguyen Van Linh aveva preso parte al movimento operaio europeo fin dal 1930 come attivista nei circoli dell’Opposizione di Sinistra in Francia. Ritornato in Indocina all’inizio della guerra, fu un membro del LCI al tempo della Sollevazione di Saigon del settembre 1945. Era stato uno degli organizzatori del Go-Vap, la milizia dei lavoratori delle linee tranviarie (il cui leader, Tran Dinh Minh, noto come Nguyen Hai Au, era morto in battaglia contro le truppe francesi sul fronte di Cao-Lanh). Arrestato dalla GPU del Vietminh nel 1946, Nguyen Van Linh era fuggito da Soc-Trang ed era ritornato a Saigon. L’anno scorso[2], invitato dai guerriglieri di Bien Hoa per discutere una proposta per un cosiddetto ‘Fronte Unito’, Nguyen Van Linh e altri due compagni furono arrestati a tradimento. Quando sua moglie andò a cercarlo, anche lei fu trattenuta dalla GPU. Le legarono i piedi e la sospesero su dei travicelli. Poi le fecero dei tagli sugli arti con un temperino, nei quali misero stoppini di cotone bagnati di petrolio accesi per costringerla a controfirmare una dichiarazione firmata presumibilmente da suo marito. Secondo questa dichiarazione, Nguyen Van Linh aveva confessato di essere stato un agente del Deuxieme Bureau francese, e di aver ricevuto 31.000 piastres da Bazin, il Commissario della Sicurezza, per impiegarle contro il movimento di “resistenza”. Sua moglie, che era tenuta prigioniera separatamente, quando lo vide fece fatica a riconoscerlo; era un ammasso di carne sanguinolenta. Non è difficile immaginare il destino che l’attende – se non è già stato fucilato. Gli altri due compagni sono stati già uccisi. La moglie di Nguyen Van Linh è fuggita dai suoi torturatori nel pieno di una battaglia tra loro e le truppe francesi.
Ho Chi Minh e la sua GPU stanno marciando al passo col regime di Bao Dai e con il corpo di spedizione francese per quanto riguarda i metodi di tortura e assassinio. Le uniche vittime sono le masse oppresse e sfruttate e coloro che ne costituiscono l’avanguardia rivoluzionaria. Mentre il blocco imperialista americano, di pari passo con Mao Zedong, mette la Corea a ferro e fuoco e fa intensi preparativi per la distruzione dell’umanità con le sue bombe atomiche e all’idrogeno, l’imperialismo russo, per mezzo dei suoi assassini a nolo in ogni angolo del globo – in Cina, in Europa centrale e nelle aree di guerriglia del Sud-Est asiatico – procede con metodi da Inquisizione, di fronte ai quali tutti i Torquemada del Medioevo impallidiscono insignificanti, all’annientamento totale di quello che ancora resta degli elementi che sono rimasti fedeli alla rivoluzione proletaria mondiale, il movimento per la liberazione dell’umanità. Il caso del Vietnam dimostra che gli stalinisti delle guerriglie asiatiche sono pari ai loro padroni di Mosca quando si tratta di crimini mostruosi contro il proletariato rivoluzionario.
[1] Secondo Ch’en Pi-Lan, Looking Back over My Years with P’eng Shu-tse in P’eng Shu-tse (ed.), The Chinese Communist Party in Power, New York 1980, pp.42-3, René e Liu, i due leader trotzkisti, avevano organizzato una conferenza in una zona controllata dall’esercito del Vietminh, il cui capo dello staff in quell’area era un trotzkista. Ma era una trappola preparata dagli stalinisti, e furono tutti arrestati insieme al trotzkista cinese Lu Chia-Ling che era in viaggio per l’Europa con Peng Shuzi e sua moglie, e che morì in prigione in Vietnam.
[2] Il testo è stato scritto fra il 1949 e il 1950 [Ndr].